le merendine di 60 anni fa
Le merendine di 60 anni fa
Facendo i dovuti conti, quest’anno ricorrono i 60 anni dalla comparsa delle merendine sul mercato italiano.
La merendina è legata indissolubilmente ai nostri ricordi di bambini ed è entrata prepotentemente nei consumi degli italiani.
Per dare qualche cifra, se nel 1970 si producevano 40 tonnellate di merendine, oggi se ne producono 220 mila tonnellate, per un controvalore di circa 1 miliardo di euro ed un livello di penetrazione nelle dispense delle famiglie con bambini del 100 % (dati www.merendineitaliane.it).
La storia inizia nel 1950 con un mini panettone ideato da Angelo Motta , seguito dal mitico Buondì, che mi trovo oggi tra le mani, e che è causa di questo blog.
Mi ricordo che l’arrivo dei buondì a casa mia era un evento perché producendo in famiglia pasticceria (biscotti, panettoni, wafers) ci era vietato mangiare prodotti della “concorrenza” .
Fu mia nonna a rompere per prima il tabù, prefigurando un mio potenziale complesso di inferiorità se mi fossi trovato ad andare a scuola senza una merendina simile agli altri bambini.
La pacchia durò solo pochi mesi, fino a quando mio nonno, reggente il Biscottificio, trovò le confezioni in cucina.
Il buondì lo scartavo con religiosità e ne mangiavo dapprima i chicchi di zucchero e poi la glassa soprastante, annusandone l’incarto.
Arrivò poi il momento della “Girella” Motta , le cui avventure venivano disegnate anche su Topolino.
Si appiccicava sempre un poco di cioccolata sull’incarto e parte del tempo era consumato nel passare il dito sul cellophane per staccarne il cacao. Chi non ha mai tentato di srotolarla fino alla fine?
E per finire fu il turno della kinder brioss, il cui incarto veniva fatto scoppiare in faccia al compagno di banco.
Quelle dei miei tempi erano merendine che facevano il verso ai grandi classici della cucina tradizionale: panettoni, colombe, le torte casalinghe a base di pan di spagna.
Erano pioniere e come tali conservavano un poco di avventurosa poesia.
La generazione successiva alla mia ha conosciuto prodotti più commerciali: è iniziata l’era delle merende con accoppiata la sorpresa e l’era della cioccolata : i vari kinder colazione e i temibili ovetti , che perseguitano ancora i miei figli.
Le ultime generazioni hanno a disposizione una varietà incredibile di possibilità: dalle merendine con ingredienti “più sani”, a base di joghurt e fibre, come i plum cake tipo Camille della Barilla a quelli refrigerati con latte fresco pastorizzato , tipo Pinguì , ai prodotti senza zucchero o bilanciati.
Gli incarti sono accattivanti ed il marketing a tutti i livelli di comunicazione è stringente.
La merendina, quella dei pionieri, è sempre stata legata nei miei pensieri alla trasgressione, poiché mi era proibito mangiarle.
Confesso che dopo averle tanto desiderate, oggi che sono padre, combatto contro di loro la stessa guerra senza quartiere dei miei genitori, per diverse ragioni, probabilmente, ed alle proteste a tavola dei miei figli oppongo una fetta di pane tostato, burro e un filo di buon miele italiano.
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