la verdura solare
La Verdura solare
Mi imbatto sempre più spesso in impianti solari a terra che sovrastano o peggio sostituiscono coltivazioni tradizionali come ortaggi, viti, ulivi in località di bellezza storica e paesaggistica.
Se prima appariva un fenomeno isolato che attribuivo ad un’insana voglia speculativa, ora sono francamente perplesso.
Appare chiaro che il fotovoltaico oggi non è la soluzione ai problemi energetici, vista la bassa resa energetica a m.q. (18-20 % delle superficie esposta) ed il rapporto tra energia prodotta ed energia impiegata per realizzare i pannelli.
I problemi dovrebbero semmai essere affrontati con un mix di risparmio energetico,consumo consapevole ed energie alternative, ma è troppo chiedere lungimiranza a politici di 70 anni, pronti per il geriatrico.
Sarebbe bastato un incentivo a fondo perduto da parte dello Stato del 40-50 % per ogni famiglia italiana, ed immagino che ogni nostro tetto sarebbe stato ricoperto di impianti solari o termici che avrebbero reso ogni famiglia autonoma dal punto di vista energetico con un’impatto ambientale pressochè nullo.
Ma, cui prodest?
La speculazione, il qualunquismo politico, gli spropositati incentivi statali (in buona parte andati per i mega impianti del Sud alle eco-mafie come sta emergendo dalle recenti inchieste. Lo schema è chiaro: si sono frazionati terreni agricoli che ospitano i pannelli per realizzare impianti di potenza inferiore al megawatt ed evitare così di sottoporsi alla valutazione di impatto ambientale richiesta per gli impianti più grandi, richiedendo ed ottenendo nel frattempo, in assenza di controlli, le agevolazioni fiscali ed i contributi statali previsti per quelli più grandi) hanno creato una bolla nel settore che pagheremo tutti nel medio termine.
Nessuno si è chiesto chi provvederà allo smaltimento delle strutture solari, dell’acciaio e del silicio con cui sono stati fatti i pannelli?
Toccherà agli affittuari dell’impianto che diventeranno proprietari dopo 20 anni, giusto allo scadere della concessione rilasciata a multinazionali o alle banche, che prima hanno finanziato la realizzazione con alti tassi, hanno usufruito dei bonus energetici e quando l’impianto è obsolteto, lo hanno restituito “all’investitore”.
A loro i soldi, ai contadini le grane.
Nel frattempo la Toscana e la Puglia, in particolare il bellissimo Salento, per dire le regioni e le zone che ho visto con i miei occhi, sono state in molte aree deturpate da centrali neppure collegate alla rete di gestione elettrica, impoverendo la terra ed il paesaggio.
Cosa c’è di più brutto di un campo inaridito e coperto da pannelli fotovoltaici?