Il sorbetto melone e lavanda della gelateria scaldaferro
Già!
Solo dal nome di questo sorbetto viene in mente il sapore dell’estate che arriva e i suoi riti.
Come quello che precede l’acquisto di un melone: si prende in mano, lo si annusa, lo si batte con le nocche per accertarsi se il frutto ha raggiunto il giusto grado di maturazione, si controlla che la buccia non abbia ammaccature…
Da questo parte il nostro sorbetto: scegliamo con accuratezza la materia prima, la trattiamo dal fresco e produciamo giorno per giorno i nostri prodotti.
Il melone che abbiamo scelto per questo sorbetto è un mix tra la varietà cantalupo, più “scrocchiarello” e quello retato, più dolce e morbido.
Al melone aggiungiamo acqua di lavanda raccolta nel nostro giardino. Dopo averla essiccata naturalmente al sole, filtriamo la lavanda con acqua e zucchero e l’aggiungiamo al gelato: niente altro !
L’abbinamento tra il frutto e questo fiore è la vera particolarità: la lavanda esalta il dolce del melone e lascia un boccato profumato ed avvolgente.
Le origini dei due vegetali sono antichissime.
Il melone probabilmente proviene dall’Asia e probabilmente in origine era un frutto piccolo come un’ arancia.
La prima descrizione l’abbiamo dallo storico latino Plinio il Vecchio nel 1° secolo D.C. , che parla di una pianta chiamata melopepo che “cresce su una vite che non pendono come il cetriolo, ma si trova piuttosto a terra”. Curiosamente è il nome con il quale i meloni continuano ad essere chiamati ancora oggi nel sud Italia e in Toscana: ‘poponi’.
E’ grazie agli arabi che il melone prende l’aspetto che ha oggi.
Nel corso del XV secolo i nuovi meloni vengono impiantati dagli arabi nella parte meridionale della Spagna, e diffusi poi in tutta Europa.
Il melone è considerato simbolo di fecondità, in ragione dei numerosissimi semi interni, alla loro capacità generatrice, e così in pittura è diventato allegoria di una sessualità provocante.
Dal punto di vista nutrizionale i meloni sono simili alle angurie, ma hanno un maggiore contenuto in vitamina C e A e dunque sono anche un’ottima fonte di sostanze antiossidanti. L’apporto calorico è molto basso, mentre il contenuto in sali minerali – calcio, fosforo, magnesio e potassio – e l’elevata percentuale di acqua presente nel frutto ne fanno un ottimo integratore naturale contro i problemi derivati dal caldo.
Anche la lavanda ha una storia curiosa , strettamente collegata al suo profumo.
Gli antichi Egizi ne utilizzavano l’olio come componente per il processo di mummificazione.
Gli antichi romani mettevano mazzetti di fiori nell’acqua dei bagni termali.
Non a caso il nome lavanda origina proprio dal termine latino “lavare”, per il suo largo impiego ad uso domestico a scopo deodorante.
Nel Medioevo i monaci la inseriscono in molte ricette culinarie per coprire gusti e sapori non gradevoli.
All’olio essenziale di Lavanda in particolar modo si deve l’avvio di una importante branca della fitoterapia: l’aromaterapia, legata al destino di una famiglia francese, quella dei Gatefossè.
Il sig. Louis Gatefossè fonda in Francia nel 1880 una società di rappresentanza per la produzione di oli essenziali e materie prime per profumeria.
La svolta avviene con il figlio Renè, che nel 1910, è vittima di un’esplosione nel laboratorio dell’azienda.
Gravemente ustionato, si cura secondo i mezzi della medicina tradizionale del tempo ottenendo però dei peggioramenti. Rimuove allora le bende ed applica sulle ferite infette dell’olio essenziale di lavanda. I risultati sono impressionanti e confermano le sue intuizioni: l’essenza di lavanda ha elevate proprietà antisettiche che portano a reale guarigione.
Da allora, si dedicherà allo studio delle piante ed è considerato uno dei padri fondatori della moderna aromaterapia.
Suo è il primo trattato sull’uso e le applicazioni delle erbe.
Vedete quante cose sono contenute in un gelato?