il brodetto di vasto
Mi trovo a Vasto, ultima propaggine d’Abruzzo, per una degustazione dei miei mandorlati.
Sono solo e non conosco la zona.
Mi faccio consigliare da alcuni conoscenti un locale per la cena dove assaggiare qualche piatto locale.
Mi viene consigliata la trattoria Ferri al porto di Vasto.
È curioso. Quando accenno di voler mangiare qualcosa, tutti aggiungono “ il brodetto” come se si aspettassero sempre questa richiesta.
E vada per il brodetto. Telefono per prenotare ed immancabilmente la padrona mi chiede se voglio mangiare il brodetto.
Rispondo con sufficienza che ovviamente vado per quello.
Riattacca soddisfatta, accettando la prenotazione.
Mi presento alla trattoria alle 20. Mi accoglie in una grande sala, con il soffitto in travi di legno con una curvatura strana,a carena di nave.
Ho un tavolo che guarda direttamente su un megaschermo. Vengono proiettate in simultanea 4 web cam che descrivono l’interno della cucina, dove si sta realizzando il brodetto.
30 piatti di terracotta stanno fumando sui fornelli a fuoco vivissimo.
Sul fondo di ciascuno un sugo di pomodori pelati, con aglio, olio, prezzemolo e peperone verde di Vasto. Vengono aggiunti i pesci del pescato mattutino in sequenza: dal quello con la carne più dura a quella più tenera e una spruzzata di pepe.
Il piatto mi viene servito fumante con del pane biscottato.
Mangio il pesce e faccio “scarpetta” col pane. Pulisco tutto il sugo. La padrona mi sgrida perché a completare la cena, nel piatto veniva aggiunta della pasta fatta in casa, condita con il sugo avanzato.
Comunque per me era troppo.
Il servizio è rapido ed efficiente.
Clienti eterogenei. Molti locali ed alcuni marinai di passaggio.
Siamo quasi tutti uomini, a coppie o single.
Buffa sensazione. Si percepisce la mancanza delle donne.
Dalla grande vetrata si vede il porto, la raffineria ed il faro.
Gru, pescherecci illuminati a giorno, lampeggianti rossi, sbuffi di vapore ed il proiettore del faro contornano una notte nerissima.
È un bel contrasto tra quello che vedo e quello che mangio: l’opera creativa della cucina e la fucina meccanica dell’ambiente circostante.
Al momento del conto, leggo le recensioni a fianco della cassa.
La trattoria è segnalata nelle guide slow food e fa parte del circuito di terra madre.
Ha avuto l’onore di una recensione di Petrini quest’estate.
Vale la pena di farci una sosta, se siete da quelle parti.
Il posto riscalda l’anima e trasmette sensazioni positive.
A presto.
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